Nei momenti di pessimismo mi capita di immaginare il buon vecchio Savonarola con la faccia di Arnold Schwartzenegger che dice ghignando: "I'll be back". Cilicio, saio e rosario in primo piano su uno sfondo di libri, alambicchi e OGM che bruciano in piazza, circondati da animalisti vegan, lebbrosi, appestati e malati di malattie neurodegenerative che aspettano il miracolo Stamina come ricompensa ad aver rinunciato al raziocinio. La puzza di bruciato e' piu' forte quando leggo post come questo di Marco Cattaneo o questo di Daniela Ovadia.
Poi mi riprendo e mi racconto che l'antipatia e il sospetto nei confronti della ricerca scientifica non sono fenomeni solo italiani, la new age e' nata negli USA, quasi tutte le religioni sono antievoluzioniste, in UK il principe Carlo fa costruire ospedali omeopatici con fondi pubblici, ma mal comune fa mezzo autodafe', e torno a deprimermi.
Non so davvero se sia colpa di qualcuno, se gli scienziati siano stati incapaci di comunicare e ispirare, o se sia una normale svolta dei tempi, una crisi mistica da inizio millennio che si ripete con ciclicita' impressionante, per la terza volta da quando scriviamo la storia. Non so neanche se il rogo dei libri e il ghigno di Savonarola siano evitabili.
La situazione e' seria, ma per fortuna ancora non disperata. Qualcuno che ha voglia di fare, parlare e scrivere di scienza e' rimasto, cosi' come chi ha voglia di saperne di piu'. Per tutti i volontari di queste Termopili della conoscenza, forse -e sottolineo forse- c'e' addirittura un nuovo baluardo sotto cui riunirsi. "In hoc signo vinces", ho sognato, ma non era una croce, bensi' un museo della Scienza.
Un posto dove la gente normale dovrebbe essere invitata a capire e riflettere, discutere e pensare al mondo che la circonda, e dove i ricercatori possano trovare un punto di riferimento per farsi coraggio e andare avanti. Solo, non so ancora se questo e' solo un sogno perche' la battaglia di Ponte Milvio non e' ancora avvenuta.
Comincera' sabato 27 Luglio 2013 con l'inaugurazione del nuovo Museo della Scienza di Trento, uno sforzo enorme sia dal punto di vista dell'investimento di risorse sia dal punto di vista dell'allestimento e delle aspettative, soprattutto dopo il rogo doloso del Museo della Scienza di Napoli . Ho avuto la fortuna di essere invitata all'inaugurazione, e potro' vedere con i miei occhi se davanti a me si stagliera' un baluardo della conoscenza o una speculazione edilizia.
Il museo e' costato cifre pazzesche per gli standard italiani. Quello che io vorrei e' che una Provincia illuminata che riesce a raccogliere simili cifre e le investe in una struttura museale, quindi un mezzo didattico-educativo e di memoria storica della cultura scientifica, ottima cosa, continui a investire danaro per la scienza anche in futuro, magari anche per la ricerca e la salvaguardia dell'ambiente.
Quello che vorrei e' che il pubblico che visitera' il museo ne esca con la rafforzata convinzione che la scienza non e' un'opinione che puo' essere cambiata dalla politica, dalla tv o dalla stampa. Che l'evoluzione non e' un'ipotesi, ma un fatto come la gravita' o il tramonto del sole. Che la biodiversita' e' un bene inalienabile e che bisogna fare di tutto per non distruggerla. Che i cambiamenti climatici non sono una favola della buonanotte messa in giro da perfide multinazionali, scienziati drogati o ingenui di passaggio ma un fatto reale con cui fare i conti. Che i terremoti non sono prevedibili da agenzie di scommesse. Vorrei che portasse i visitatori ad aprire gli occhi su com'e' fatto e come funziona tanto il mondo che ci circonda quanto la scienza in se' sotto tutti i suoi aspetti, un processo lento, metodico, ripetibile e falsificabile dalle teorie che verranno, perche' il dubbio deve essere sempre il primo motore immobile.
Vorrei anche che non diventi un orticello privato a dimensione regionale ma che si ponga come uno standard italiano da seguire, e che diventi un centro di cooperazione internazionale, ma soprattutto nazionale: visto che una realta' del genere e' semplicemente impensabile in molte zone d'Italia, la collaborazione non puo' che essere di beneficio per l'insostenibile leggerezza della raffazzonata comunita' scientifica italiana. Vorrei ad esempio che diventi un aggregatore per aiutare gli scienziati ad avere una voce quando i parlamentari fanno scempio della conoscenza in nome dell'emotivita' irrazionale.
Vorrei infine che possa diventare un tramite tra chi fa ricerca e chi non si occupa di scienza, o addirittura e' scettico o diffidente nei confronti della medesima e pensa che gli OGM ci uccideranno nel sonno, che i vaccini fanno diventare gay, che le medicine fanno male e bisogna curarsi col reiki e che la biodiversita' e' una buona cosa, ma solo sino a quando non la si ritrova nell'insalata o sotto il divano. Vedere e toccare con mano potrebbe rivelarsi una rivelazione sulla via di Damasco o almeno su quella di Bolzano, per queste persone.
Non so ancora ovviamente cosa trovero', e come si sviluppera' il museo, ma sono molto curiosa. Parto con un intero bagaglio di speranze, ma anche con dei timori personali, e spero di sbagliarmi. Uno di questi timori e' che si dia troppo spazio all'architettura e troppo poco alla scienza. L'edificio e' indubbiamente costruito da un Architetto Famoso, ma quello che a me veramente importa e' cosa c'e' dentro, come e' stato allestito il contenuto e che messaggio riceveranno i visitatori. Se i contenuti sono funzione dell'involucro o viceversa e' un punto cruciale per capire cosa succedera' a Ponte Milvio. Se i turisti giapponesi fotograferanno l'edificio o i dinosauri dentro l'edificio e' il nodo su cui si dipanera' la matassa negli anni a venire. D'altro canto, se il nome dell'Architetto Famoso servira' ad attirare curiosi che altrimenti non si sarebbero mai avvicinati a un museo delle scienze, allora sara' stata la scelta giusta.
Ho visto qualche foto di dinosauri e ornitorinchi e non vedo l'ora di giocare con una stampante in 3D ma, sebbene notevoli di per se', non mi hanno detto molto sulle mie grandi aspettative o sui miei timori. Com'e' sempre doveroso per la scienza e' necessario andare, vedere, toccare e misurare.
Sospendo quindi giudizio e aspettative e vi rimando alla prossima settimana, sperando di non incontrare Savonarola in aereo. Sono quasi certa' pero' che tornero' con un sacco di spunti per scrivere questo blog. Stay tuned.