Cari attivisti di Fermare Green Hill, LAV, ACA etc,
Innanzi tutto faccio coming out: chi vi scrive in passato ha fatto sperimentazione su animali, su ratti, per la precisione. Non sono mai entrata nello stabulario (non mi era consentito, ma comunque non avevo la forza e la volonta’ di farlo) ma ho visto abbastanza da decidere che quelle ricerche non facevano per me e ho chiuso per sempre con la biochimica. Il tecnico che si occupava dello stabulario era un sadico che si divertiva a far assistere gli altri ratti all’esecuzione del loro simile (con un tagliacarte usato come ghigliottina) in modo da mettere tutti in uno stato di agitato furore. Gli animali non venivano sedati prima, come prescritto dalla legge, perche’ occorreva prelevarne il fegato per gli esperimenti e non si potevano rischiare contaminazioni con altre sostanze. La mia richiesta di usare colture di cellule umane cadde nel vuoto, e non ho mai capito perche’. So che almeno una volta ci furono episodi di cannibalismo tra i ratti. Non ho retto a tutto cio’ e sono scappata, mandando in cuor mio al diavolo tutto il dipartimento e all’aria la carriera accademica. Non che trattassero meglio di cosi’ i tesisti, devo dire, eravamo sottoposti a umiliazioni continue e probabilmente sarei scappata anche senza i ratti, e di sicuro loro non avrebbero voluto me (salvo che come cavia al posto dei ratti, intendo).
Scappata via di li’ ho cominciato a osservare gli animali in natura, poi quelli allo zoo di Londra che e’ molto lontano dal modello di zoo-lager a cui siamo abituati e da li’ sono passata a scrivere questo blog, che parla di animali selvatici.
Insomma, avrei il background giusto per unirmi al coro di chi vi fa i complimenti.
Al contrario, penso che siate degli ignoranti non migliori del tecnico sadico di cui sopra. Penso che la prossima volta che volete incatenarvi a una porta dovreste considerare quella della vostra stanza e poi buttare via la chiave. Penso che la gente come voi ottenga esattamente l’opposto di quello che vuole e che a voi, in fondo, degli animali non importi nulla. Oggi e’ l’animalismo, domani magari il fondamentalismo religioso, o l’estremismo politico. Tutto quello che vi preme e’ fare gesti clamorosi che vadano sulla stampa, non avete idea ne’ di quello che fate ne’, soprattutto, delle conseguenze sugli animali, come quando liberate i visoni, purche’ si parli di voi e vi faccia sentire “superiori”.
Avete “liberato” un coniglio e cento topi. Bravi. E ora non sapete cosa farne. Chiedetevi: perche’ il bunny e’ stato adottato immediatamente e i topi non li vuole nessuno? Forse perche’ anche gli animalisti soffrono di effetto Bambi? Dove siete quando fanno la derattizzazione nella metropolitana di Milano? O quando mettono le tagliole per salvaguardare le vostre amate verdurine biologiche? Pensate forse che il mondo dell’agricoltura biologica sia quello di Beatrix Potter e che i topolini prendano il the’ alle cinque? Avete idea di come funzionano i veleni o le colle per topi? No? Ve lo dico io: sono lenti, gli animali ci impiegano ore o giorni a morire, ma voi non vorreste mai che rovinassero le zucchine del campo biodinamico. Neanche a voi in fondo piacciono i topi, sono competitori alimentari, e infatti non riuscite a darli via.
Che poi, quale spazio e prospettiva di vita siate in grado di offrire a topi che vivono poco di loro, che non possono comunque riprodursi, o vivere fuori da una gabbia e che probabilmente stanno morendo come mosche lontano dalle condizioni controllate del laboratorio non saprei proprio. Prima di portarli via vi siete chiesti se gli animali avessero bisogno di condizioni particolari per sopravvivere, dato che avevano probabilmente il sistema nervoso o immunitario compromesso? Chissa’ che contenti che sono stati del cambiamento di ambiente, delle urla e del trasporto animali paralizzati o immunodepressi. L’avete mai avuta una crisi di panico, voi? Mi fate vedere la gabbia e lo spazio dove avete stabulato i cento topi? Sicuro sia meglio? Avevate fatto la vostra bravata, i giornali avrebbero comunque parlato di voi, non era forse il caso di lasciare li’ gli animali?
Passiamo ad altro. La vivisezione, per vostra conoscenza, in Italia e’ illegale.
Mi capita a volte di incrociare riviste degli anni 40 e 50 del secolo scorso che descrivono esperimenti raccapriccianti. La sensibilita’ e’ cambiata, e ora le riviste e gli istituti di ricerca internazionali hanno comitati etici. Una volta conoscevo un professore che si vantava di aver fatto esperimenti a cervello aperto sui gatti, e alla mia domanda se erano almeno anestetizzati rispose, testualmente “certo, se no il gatto rompe i coglioni”. Ricerche del genere oggi, al di la’ delle considerazioni morali, verrebbero viste da tutti come “impubblicabili”. Ma non e’ che gli scienziati di oggi sono piu’ buoni. L’etica cambia e se Abramo Lincoln non vedeva nessun problema ad andare a letto con una schiava minorenne mentre Barak Obama e’ nero non lo dobbiamo certo ai Black Panther. Lo dobbiamo ai piccoli sforzi quotidiani di tante persone che cercano di educare e insegnare, di far capire e dialogare, e non a chi fa bravate inutili. Quindi, per cortesia, entrate nel XXI secolo e smettetela di parlare di vivisezione, sarebbe come rimproverare Obama di voler riprendere la tratta degli schiavi. Al contrario pero’ della tratta degli schiavi, bisogna ammettere che da quegli esperimenti di fisiologia del secolo scorso abbiamo imparato moltissimo su come funziona la nostra anatomia e fisiologia. Un prezzo altissimo, ne convengo, ma oggi sappiamo come fare un bypass coronarico o come curare l’idrocefalia e non solo agli esseri umani, ma anche ad animali come questo. Se mia madre e’ ancora viva con tre bypass coronarici lo devo anche a quelle vittime silenziose, e non posso non ammettere di essere contenta per mia madre.
Ma oggi, dicevamo, non accade piu’. Ci sono altri metodi. Al momento pero’ non siamo in grado di fare completamente a meno delle cavie. Arriveremo anche a questo, ma i tempi non sono maturi. Il motivo e’ che un organismo e’ piu’ dell’insieme delle sue cellule. Usare le cellule di un tessuto in coltura per testare un farmaco, ad esempio, non dice nulla sulla tossicita’ del farmaco su altri organi o tessuti. Modificare l’espressione genica di un certo tratto di DNA, ad esempio per guarire da una malattia genetica, potrebbe avere conseguenze impreviste su organi non target. L’obiezione che viene fatta di solito e’ che gli altri animali, essendo fisiologicamente diversi dall’uomo, non sono dei buoni modelli sperimentali. Questo e’ pero’ proprio il motivo per cui si usano scimmie, topi e maiali, che sono piu’ simili a noi, piuttosto che ramarri, opossum o celacanti. Si puo’ escludere la tossicita’ sui mammiferi in generale e si puo’ vedere l’effetto generale sull’organismo, cosa impossibile con cellule in coltura. Non potendo testare direttamente su altri esseri umani, non ci resta altro. Se in rarissimi casi capitano incidenti come il talidomide (che infatti non era stato testato su animali gravidi), e’ anche vero che nel resto dei casi il modello funziona bene, come dimostrano i tanti farmaci in circolazione, ed e’ piu’ sicuro del non testare affatto, direi. Un esempio e’ quello della DL50, ovvero la dose di una qualunque sostanza chimica che uccide meta’ delle cavie, di solito topi di laboratorio, per testarne la tossicita’. Esistono tabelle di comparazione per quasi qualunque sostanza, dalla nicotina ai farmaci della chemio al veleno del mamba nero. Se volessimo testare ad esempio la tossicita’ del guanabana, o dell’estratto della pianta x appena scoperta, che pensiamo di usare come farmaco, come facciamo a prescindere dalla conoscenza pregressa e da queste scale comparative? In generale, come testiamo la tossicita’ di una nuova molecola? Chi si offre volontario?
Potremmo anche certamente rinunciare alla medicina e alla chirurgia moderna, tornare a salassarci con le sanguisughe, ad avere una mortalita’ da parto altissima, una ancora piu’ alta mortalita’ infantile e nel complesso tornare ad avere una vita media di 50 anni.
Oppure possiamo aspettare un decennio o due che il progresso tecnologico e conoscitivo ci dicano come fare per evitare l’uso delle cavie, processo su cui la ricerca e’ avviata e su cui siamo tutti concordi. Tra l’altro, la ricerca su cavie e’ molto costosa e in tempi come questi, di magra per la ricerca, chiunque ne puo’ fare a meno lo fa piu’ che volentieri. Nel frattempo, voi avreste un ruolo importantissimo ma di cui sembra non importarvi nulla. Impedire le ricerche non giova a nessuno. Fare invece in modo che non ci siano piu’ situazioni come quella in cui mi sono trovata io durante la tesi gioverebbe sicuramente agli animali. Avere ispezioni frequenti che garantiscano il benessere degli animali di laboratorio sarebbe sicuramente un buon compromesso. Agli animali verrebbe garantito che ci siano igiene, spazio e cibo sufficienti, e l’applicazione delle leggi che gia’ esistono, che sono piuttosto severe. E sicuramente si puo’ fare a meno dei test per prodotti cosmetici, e anche in quel caso le azioni eclatanti sono inutili, bisognerebbe semplicemente fare in modo che le leggi vigenti vengano rispettate (la sperimentazione su animali di prodotti cosmetici e’ stata bloccata con una legge europea del Marzo 2013).
Interferire con la ricerca non migliora la vita a nessuno, neanche ai cento topi “liberati” che passeranno da una gabbia all’altra. Collaborare potrebbe invece aiutare a migliorare la qualita’ della vita degli animali usati e magari potrebbe creare canali per l’”adozione” di quegli animali che non vengono sacrificati dopo gli esperimenti (i conigli pero’, i topi non vi piacciono). E magari migliorerebbe anche la vita dei vostri conspecifici in disperata attesa di una cura, che per voi che siete in buona salute magari e’ una questione di lana caprina, per loro una questione di sopravvivenza.